Ieri e oggi, Raymarine e il Bona Pisca Fishing Club

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Pescatori d’altri tempi e tecnologie a confronto, in comune l’amore per il mare.
Ivan Scano, amico sardo e grande pescatore.
Ha deciso di dedicare la sua vita alla pesca e all’amore per l’elemento acqua.
Nel nostro parlare e confrontarci, mi ha affascinato raccontandomi metodi di pesca antica, quando non esistevano tecnologie, la pesca era un mezzo per vivere e il mare era ricco e generoso.
Dall’antico al moderno, ecco le soluzioni Raymarine su uno dei charter più caratteristici della Sardegna: il Bona Pisca Fishing Club a Stintino.

Tecnologia e pesca ormai, e con un pizzico di rammarico anche purtroppo, sono un binomio inscindibile, vuoi per la sempre più preoccupante mancanza di pesce, e di tempo per cercarlo, vuoi perché contiamo sempre meno sulle nostre capacità “marinare”.

Ormai da qualche anno svolgo la mia attività di guida di pesca nelle splendide acque del golfo dell’Asinara, a Stintino, il mio paese di origine, piccolo ma con una grande tradizione alieutica e spesso mi ritrovo a chiacchierare con i vecchi pescatori, per chiedere loro consigli ma anche per ascoltare i loro racconti, e proprio il racconto di uno dei più anziani mi lascia sempre affascinato; in pratica mi racconta che il capo barca del peschereccio dove era imbarcato da giovane aveva un modo a dir poco singolare per raggiungere le poste di pesca, anche al buio, prima dell’alba e senza la tecnologia che ci accompagna oggi.

Una volta lasciato il porto e presa con la bussola una determinata direzione e col motore sempre allo stesso regime, intonava una canzone della tradizione Ponzese, sempre con la stessa tonalità, sempre con lo stesso tempo, una volta finita la canzone fermava la barca e ordinava di iniziare le manovre di pesca, magari controllando le classiche mire a terra, controllando la tipologia del fondo calando un piombo cavo riempito di grasso, il più delle volte la zona era perfetta e la pesca ottima.

Ora la tecnologia ci semplifica abbondantemente le cose, il GPS cartografico ha occupato il posto delle canzoni e delle mire a terra per raggiungere gli spot e l’ecoscandaglio al posto del piombo cavo, sono diventati i nostri occhi sul fondo.

Una delle aziende che negli ultimi anni ha speso parecchie energie per venire incontro a noi pescatori sportivi è Raymarine, sfornando una serie di strumenti all’avanguardia, dotati delle ultime tecnologie sul mercato, semplicissimi da utilizzare e perché no a un prezzo decisamente contenuto.

Nella consolle delle barche che utilizzo per la mia attività capeggiano un Dragonfly 7 e un vecchio, ma sempre in forma A60, nel gommone, e una serie a125 e un a98 nell’AL Custom 21, ora vedremo, senza scendere nel troppo tecnico, il perché di queste scelte.

Nel gommone, che è l’imbarcazione che utilizzo più spesso, avevo la necessità innanzitutto di piazzare delle strumentazioni più compatte per problemi di spazio in consolle, senza perdere però in definizione d’immagine o sacrificarmi con prestazioni più basse, ecco quindi che il Dragonfly 7 mi sembrava la scelta migliore.

Agli inizi ammetto la mia “non simpatia” per questo strumento, senza averlo mai provato prima ed essendo uno dei primi in commercio avevo iniziato a smanettarci troppo, cambiando mille parametri, senza ottenere niente di soddisfacente, al che, sotto consiglio dell’assistenza Raymarine, ho semplicemente riportato tutto all’origine ed ho iniziato a utilizzarlo nel modo più semplice………..tutto in automatico.

Qui iniziano le prime soddisfazioni, calamari, sugarelli, tanute, inizio a capire a cosa si possono abbinarle varie marcature, non serviva nessuna regolazione particolare, bastava accendere lo strumento e andare a pesca.

Una delle caratteristiche più interessanti del DF è la possibilità di una doppia modalità di lettura, una sonar con tecnologia chirp (Compressed High Intensity Radar Pulse) , che a differenza della classica doppia frequenza 50 o 200 kHz utilizza contemporaneamente tutta la banda di frequenze determinata dalla scelta del trasduttore che nel caso del Dfly ha come punto centrale la frequenza dei 200kHz partendo da più in basso per finire ben oltre questa.

La seconda modalità è la cosiddetta Down Vision, sempre in modalità CHIRP , che utilizza come per il sonar una banda di frequenze più alte il cui centro è intorno ai 300kHz ( qui Raymarine non dice troppo sulle caratteristiche avendo brevettato il tutto), con un cono con base ovale molto stretta ( quasi un ventaglio) per una lettura più particolareggiata; questa modalità è più adatta ai bassi fondali, anche se superando le aspettative dei progettisti stessi, si sono superati abbondantemente i 100/120 m di profondità; è una funzione utilissima per capire la natura del fondale, qualora in modalità sonar non riuscissimo a capirlo.

A questo strumento ho abbinato un trasduttore passante in plastica che mi permette di scandagliare fino a 27/28 nodi senza minimamente perdere il segnale. Molto del risultato è legato all’installazione del trasduttore, la sua posizione rispetto alle linee d’acqua di carena .

Col passare del tempo e il peso di molte uscite in mare ho iniziato a cambiare qualche parametro, ma sempre poco alla volta, per evitare di modificare l’equilibrio già molto efficace dei parametri automatici.

Innanzitutto volevo delle ”marcature più marcate”, per differenziare pesci di buona taglia da quelli più piccoli ma magari più lenti che spesso danno dei segnali simili, ecco che agendo sul contrasto avranno una differenziazione maggiore.

Volendo invece “snobbare” alcune marcature che potrebbero sporcare la nostra videata, come branchi di pesce foraggio, potremmo agire sulla sensibilità e dall’automatico passiamo al manuale; io mi fermo intorno al 90/95%, ottenendo un’immagine abbastanza pulita mettendo in risalto solo i target più interessanti.

Un altro parametro che mi piace modificare è il filtro rumore, che agisce principalmente sulla prima fascia d’acqua, fino alla mezz’acqua circa, passando da auto a manuale e aumentandolo puliremo la nostra immagine da eventuali disturbi.

In ultimo, una piccola modifica si può fare anche sulla velocità di scorrimento dell’immagine, principalmente alle basse velocità magari mentre facciamo una scandagliata più precisa, diminuendola (io la porto intorno al 60%) avremo un refresh dell’immagine più lento mettendo in risalto la conformazione del fondale ed eventuali marcature.

Bene, dette le principali caratteristiche del DF passiamo all’AL Custom, attrezzato con due strumenti multifunzione a125 e a98, con abbinati anche radar e autopilota, ma di questi parleremo in un altro momento.

Innanzitutto possiamo dire che sia l’a12_ sia l’a9_ possono avere le stesse funzioni del DF, quindi stesso trasduttore e stessi parametri, ovviamente con display più grande e con una risoluzione ben maggiore.

La vera differenza sta nella possibilità di crescita prestazionale che hanno gli strumenti multifunzione, possono, infatti, essere abbinati ad altri strumenti (es: autopilota, radar, termo camera ecc ecc) e tramite diversi tipi di modulo possono essere abbinati a diversi trasduttori con diverse potenze, fino a 4 kW ( 2+2) ; in base al modulo e al trasduttore scelto potremmo avere una classica lettura a doppia frequenza 50/200 oppure con tecnologia Chirp, con anche la possibilità di poter creare dei profili personalizzati in base al tipo di preda, fondale, tipologia di pesca che andremo ad praticare, infatti, la barca è utilizzata anche per le battute di bolentino di profondità perché ci permette bellissime letture fino a oltre 500 m di profondità.

Detto tutto questo, quello che ogni volta mi lascia stupito di questi strumenti è l’estrema semplicità di utilizzo, non c’è bisogno di essere dei tecnici esperti per poterli utilizzare al meglio e poterli sfruttare con gran soddisfazione.

Chissà se il sig. Muscolo prima o poi verrà a trovarci qui in Sardegna………….

 

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